giovedì 11 dicembre 2014

REVIEWS/INTERVIEWS 2008-2011


REVIEWS/INTERVIEWS 2008-2011





DOOM METAL FRONT: http://doommetalfront.blogspot.com/2010/08/bretus-st.html?spref=fb


BRETVS kommen aus der italienischen Stadt Catanzaro und liefern mit ihrem Mini-Debut eine recht gelungene Mischung aus traditionellem Doom, Heavy Rock, bluesigem Stoner und einer Prise Sludge ab. Marko (Gesang), Ghenes (Bass), Neurot (Gitarre) und Sest (Schlagzeug) streifen mit dem Song „Sitting On The Grave" die Musikgründe von Cathedral und ihrer Landsleute von Doomraiser, schauen während „From The South" bei Trouble vorbei, machen mit „Dark Cloaks Arrive" eine kurze instrumentale Pause bei Down, um danach „In Onirica" wieder auf Trouble zu treffen. Zuguterletzt entführt mich das Riffing von „The Only Truth" noch in die Heaven And Hell Ära von Black Sabbath, womit die Doom-Reise einen würdigen Abschluss findet. Das morbid-ästhetische Cover Painting stammt von der irischen Künstlerin Guerrilla-Sgraffito, die bereits auf Veröffentlichungen von Ocean Chief, The Wounded Kings, Procession, Moss und Seamount für die passende optische Stimmungsuntermalung sorgte. Die MCD von Bretus gewinnt dadurch neben den von H.P. Lovecraft inspirierten Lyrics an Tiefe, auch wenn sie das Genre nicht neu erfindet. Solide und unterhaltsam ist sie aber allemal und als Hommage an die aufgezählten Musikstile sowie Filmregisseure wie Mario Bava zu verstehen (man höre dazu das italienisch-sprachige Movie-Sample am Beginn des Openers). 7,5/10 (by Mo)))urner)


TRANSLATE:

I BRETVS provengono dalla città italiana di Catanzaro e forniscono col loro minicd di debutto una miscela piuttosto vincente di Doom tradizionale, heavy rock, stoner blues e un pizzico di sludge. Marko (voce), Ghenes (basso), Neurot (chitarra) e Sest (batteria) toccano con la canzone "Sitting On The Grave" i territori musicali di Cathedral e Doomraiser

loro compatrioti, guardano ai Trouble su "From The South", fanno una

breve pausa strumentale alla Down con "Dark cloaks arrive", poi con "In

Onirica" di nuovo ad incontrare i Trouble. Alla fine ma non meno

importante sono rimasto rapito dal riff di "The Only Truth" ancora in

stile Black Sabbath epoca "Heaven & hell" che da a questo viaggio

doom una degna conclusione. Il morboso quadro di copertina è dell'

artista irlandese Guerrilla Sgraffito, che ha già pubblicato le uscite

di Ocean Chief, The Wounded Kings, Procession, Moss and Seamount la

quale realizza un' adeguata immagine di sfondo. Il MCd dei Bretus

perciò convince con l'aggiunta di testi ispirati alla profondità di HP

Lovecraft, anche se non reinventano il genere. Solido e divertente, ma

è sempre da intendersi come un omaggio agli stili musicali elencati

così come a registi come Mario Bava (basta ascoltare l'intro campione

del film all'inizio della opener). 7,5 / 10 (Mo))) Uri)



STEREO INVADERS: http://stereoinvaders.com/index.php?option=com_content&view=article&catid=3:underground&id=4725:bretus-bretus-&Itemid=16


Il project Bretus ci fu sottoposto da Marko, già conosciuto sulla nostra webzine con gli Uranium 235. I lidi calcati dal vocalist sono qui quelli dello Stoner e del Doom, con alcune chiare citazioni all'old school e allo Psychedelic. EP decisamente interessante, che pesca a piene mani dai più caleidoscopici filoni del genere, riuscendo a convincerci e ad incidere. Per prima cosa, ciò che su tutto spicca, è la capacita di colorare atmosfere evanescenti ed oniriche. Estasi che sa di esalazione conturbante ed oppiacea, cadenze che gustano di urlo lancinante, vortice di emozioni che tutto innalzano. Le accelerazioni e le suite di chitarre ci abbagliano, piglio che ci contamina e che poi assimiliamo, come calore che abbraccia, e che respiriamo come polvere del deserto. Dietro a questo sentore e sensazione, tipiche dello stoner, si nascondono una moltitudine di colori, esoterica citazione che evoca spiriti che si credevano perduti. La tempesta così si muove, sbuffando tutta la sua reazione e mostrandoci le meraviglie che da epoche passate, ora riaffiorano alla luce del sole. Luoghi di culto di antiche divinità dal fascino incontaminato ci permettono di ammirare scritture di ere passate. Lasciamoci allora ipnotizzare dai Bretus, project project da cui ci aspettiamo molto e che ci auguriamo producano ancora qualcosa di nuovo. Complimenti ragazzi, avanti così!



ARISTOCRAZIA WEBZINE: http://aristocraziawebzine.blogspot.com/2010/10/br

etus-dark-cloacks.html


La Calabria continua a mostrarsi regione attiva e propositiva, i Bretus differiscono però dalle realtà che vi abbiamo già presentato fra le quali ricordo Zora, Land Of Hate e Carnal Gore per il semplice fatto che i ragazzi sono legati a un altro movimento musicale: lo stoner/doom.

La formazione prende vita nel 2000 dalla mente Ghenes (basso) che in accoppiata con Neurot (chitarra) inizia a dar forma ai primi pezzi, la line up viene completata con gli inserimenti di Sest (batteria) e Marko (voce), ciò da ulteriore spinta alla nascita del demo partorito nel 2008.

Passa un solo anno e il motore si riavvia, le direttive sono quanto di più classico e piacevole un'amante dello stile possa ritrovare, le influenze di casa Sabbath, lo stoner di Wino e soci così come la psichedelia desertica dei Goatsnake si convogliano in unico flusso che da come risultante i cinque brani dell'ep "Dark Cloacks".

Non c'è nulla di nuovo sotto il sole e del resto il territorio già battuto lo si deve sempre e comunque saper interpretare e far proprio ed è nel carattere che i Bretus hanno una delle qualità migliori, s'impongono con l'opener "Sitting On The Grave" e "From The South" grazie a un riffato imponente e massiccio, scuro, andante, dai toni seveties accentuati dove la voce è libera di stagliarsi sopra alternando a un buon clean fasi grattate maligne e "urlando" quando ne sente il bisogno.

Suonano pesante, suonano cadenzatamente pesanti con la batteria pestata a rimarcare l'incedere come un piede che affonda volutamente la propria figura nel terreno, è quindi in un certo senso prevedibile quanto apprezzabile l'innesto di uno strumentale che spezzi le catene solide portando in rilievo la vena più sognante e atmosferica ed ecco quindi arrivato il turno di "Dark Cloacks Arrive".

La canzone ammanta l'ascoltatore ricoprendolo con un velo grigio fitto e malinconico tessuto dal mood tristemente acustico che la rende particolarmente affine a dare un degno riposo dalla frenesia che il resto del mini platter ha in dote, pausa breve ma intensa.

Con "In Onirica" è il groove fornito dal comparto ritmico a fare la voce grossa, basso e batteria si compattano e la chitarra infila un riffone dietro l'altro con l'innegabile Iommi a ispirazione, vorrei anche vedere, suonare questo genere e non amare i Black Sabbath sarebbe una contraddizione alquanto folle, "The Only Truth" infine accresce la sensazione di heavy impact aggiungendo altra carne al fuoco, la svolta verso una direzione più eighties e un cambio in corsa nella parte centrale la rendono coinvolgente e gli assoli s'incastrano alla perfezione nell'intelaiatura creata, "Dark Cloacks" finisce e un sorriso di soddisfazione rimane sul viso.

Ben prodotto e con una discreta cura per quanto riguarda gli arrangiamenti, è una bella presentazione quella messa in atto dai Bretus, se le coordinate su cui in futuro continueranno a muoversi manterranno la stessa energia e riusciranno a inserirvi un minimo di personalità propria nei brani (la derivazione in questo caso non è una colpa ma un credo) potrebbe scappar fuori un gran disco.

Non ci resta quindi che attendere e seguirne il percorso, ragazzi siete avvisati: una volta tirato il sasso non si può nascondere dietro la mano sia chiaro!




ITALIA DI METALLO: http://www.italiadimetallo.it/recensioni/3415/bretus/dark-cloaks


I Bretus sono una band catanzarese voluta e ideata dal mentore e attuale leader Ghenes. Formatisi già nel 2000, e dopo vari cambi di formazione, nel 2008 assieme a Neurot, Marko e Sest, giunti, quindi, a una certa stabilità, i Nostri, oramai maturi, decidono di comporre una manciata di brani degni di una meritevole produzione discografica.

Nel 2010 giunge l'opportunità artistica tanto bramata, la Maddie Records pubblica l'attesissimo l'Ep d'esordio dal titolo Dark Cloaks.

Sin dalla sua genesi il progetto Bretus intendeva omaggiare, nelle sue diverse sfumature, il genere doom-stoner, finalizzando quest'opera alla sola produzione artistica, tralasciando volutamente l'esposizione in sede live.

L'Ep in questione non mostra, e direi, non cerca nessuna forzata innovazione, nel genere sopra citato, difatti, rimandi alle band capostipiti, che ne hanno canonizzato gli schemi compositivi, sorgono automaticamente nello scorrere delle tracce.

Nell'ascoltare i cinque brani, e dopo una traccia introduttiva dall'incedere psych-folklorico, si possono apprezzare brani ruvidi e violenti, all'insegna di un putridissimo rock, in cui voce graffiante e rabbiosa, riffing monolitici e rocciosi, si abbandonano ad architetture sonore dall'andamento cadenzato, di evidente sabbathiana memoria.

Insomma e per concludere, tutto ben fatto, ben realizzato ma nulla di così trascendentale e quasi al limite della fanatica emulazione. Attenzione però, i Bretus ci avevano avvisato, ergo, nessuna nuova proposta, solo un omaggio ben articolato.


Nicola Pace



DOOMMANTIA: http://earthdogsvisionsofdoom.blogspot.com/2010/03/bretus-bretus-mcd.html

Bretus originally took shape back in 2000 by guitarist Ghenes as a homage to the greats in the Doom Metal scene starting with Black Sabbath to the modern era of bands like Cathedral, Trouble, Saint Vitus but there was also a deep love for horror movies especially the soundtracks so the concept of Bretus was born. Along with another guitarist Neurot in 2008, they recorded some tracks and Bretus started to make a name for themselves in the Doom underground. With vocalist Marko and drummer Sest they developed a sound that while not exactly original, it has a timeless, classic quality that is instantly accessible. After a long, almost painful wait, a 5 track CD is now available. The CD gets on its way with a horror movie spoken word sample in Italian, the following riff that is unleashed in monumental in its delivery, classic Doom in every sense possible and sounding like a cross between Black Sabbath, Saint Vitus and early Cathedral. This track called "Sitting On The Grave" has two killer riffs of the highest quality, the opening main riff that sounds familiar yet original and another riff that comes in 2/3 of the way into the song. Another monster, chunky riff that pushes the song up to a dramatic climax. At that with some fine wailing solo work and you get the complete package. Next is "From The South" and its also based around some solid riffing and some great melody lines and solo work. Plenty of crunch and crashing drums provide the balls of the track along with some unforgettable vocal phrasing. Devastatingly heavy, catchy and a total Stoner Doom burner, this is the real deal. There is no weak point in the band and they sound like a band that should be huge within the Doom scene, you get the feeling you are listening to a band that you have been hooked onto forever even though this is pretty new stuff. The only band i can think of they fits into the same mindset is "Orchid", you just get instantly hooked by the tunes and grooves. Track three is "Dark Cloaks Arrive" which is a classy instrumental interlude in the tradition of other timeless instrumentals from the 70's like Black Sabbath's "Laguna Sunrise" etc. A gentle strumming acoustic guitar and melodic, folksy note runs produce a floaty, cosmic vibe that is soothing to the ear and a nice break between the heavy duty Doom tunes."In Onirica" is up next and it has a killer, twisting riff that gyrates around the solid rhythm section of the band. Its another riff line that has been done before but its done here with so much conviction, it doesn't sound recycled at all. Another interesting solo is featured before the tune gets shifted down a gear creating a swirling vortex of a groove. "The Only Truth" is the final track and its more of a "Heaven And Hell Sabbath era" riff line that runs through this track. The vocals echo that of classic Metal front-men but without sounding like anyone else, the track has a infectious tempo change about halfway in. At this point, its pure old school headbanging Metal complete with another wailing solo. Yet another tempo change and riff pattern before you are treated to yet another great solo creating different and unique sound textures. The ending riff is total Doom rock greatness that is unbelievably catchy and when the track comes to its grinding halt, you are left with the feeling you have just heard something that is a instant classic. Like bands like Orchid, Witchcraft and the like, Bretus make no apologies for their worshiping of the Doom / Stoner greats of the past and the present, in fact they embrace that sound and do it some great justice. The only sad fact is that the EP is so short, a full length album is something that needs to be made and soon. The world needs more bands like Bretus as they are the true essence of Doom Metal. All the ingredients of what is needed are all here, not only for a Stoner Doom release but also just a straight ahead, no bull Heavy Metal CD. Great riffs, a rock solid rhythm section, powerful vocals and great production. I get the feeling this is only the beginning of a band that in the next couple of years will become a big influence in the Doom Metal underground and beyond. Essential!

9.5/10




METAL EMPIRE: http://www.metal-empire.it/modules.php?name=Reviews&rop=showcontent&id=1945


Questo è un ep che ho ascoltato veramente con piacere. I Bretus non ci propongono niente di nuovo sia chiaro, ma sono dei discreti compositori e sanno creare delle songs sempre piacevoli e interessanti, come ogni band Hard'n Heavy dovrebbe fare.

Si parte con le chitarre acustiche di Dark Cloak, fatta di melodie sognanti e visionarie, che ci introducono al primo vero pezzo dell' ep From the South che più Black SabbathIn Onirica, canzone più lenta e cadenzata dove il cantato si fa più aggressivo. Il pezzo raggiunge il suo apice nella parte conclusiva, grazie ad enormi (sì, enormi) riff di chitarra. Stupendo l'intro di Sitting on the Grave (indovinate che film è?) dove il cantante ci stupisce sfoggiando uno stile alla Nocturno Culto, che non si fa affatto disdegnare. Bellissima la traccia conclusiva che conferma quanto ho scritto all'inizio.

Se non avete niente di nuovo da dire, fate delle belle canzoni e i Bretus fanno delle belle canzoni.




AUDIODROME: http://www.audiodrome.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=6023


Ennesimo progetto nato in seno al manipolo di musicisti che agitano Catanzaro (Glacial Fear, Uranium 235, Land Of Hate, Zora, A Buried Existence, tanto per dire), il progetto Bretus è prima di tutto una testimonianza d'amore per gli anni Settanta e per i suoni "stonati".

Marko, Ghenes, Neurot e Sest prendono in prestito gli elementi fondanti di generi quali doom, stoner e psichedelia per amalgamarli all'interno di una formula espressiva sulfurea e totalmente dominata dalla centralità del riffing roccioso, fulcro attorno al quale si avviluppano inni alle divinità pagane Black Sabbath, Obsessed, Saint Vitus, Trouble e ai loro sacerdoti Witchcraft, Church Of Misery, Goatsnake. Il risultato di questa messa sacrilega è contenuto in cinque brani in cui le varie componenti si sovrappongono e mescolano per dare vita ad un suono, se non originale, tuttavia dotato di buona personalità e guidato da un'evidente passione per la materia trattata. La chitarra è, come già sottolineato, il motore della macchina Bretus, una vera e propria maestra di cerimonie capace di passare dal riff all'assolo con assoluta disinvoltura e senza mai perdere il proprio ruolo fondante. Eppure la riuscita dei brani risiede nell'insieme degli elementi e nel contributo delle altre parti in causa, nell'amalgama finale che rende Dark Cloaks lavoro piacevole e a tratti in grado di sorprendere l'ascoltatore, vuoi per la padronanza del linguaggio, vuoi per la capacità di costruire brani non banali e dotati della giusta spinta. Con un briciolo in più di voglia di osare e di staccarsi dagli schemi i Bretus potrebbero davvero rivelarsi una gradita sorpresa. Da tenere d'occhio.




Recensione AA.VV. Desert Sound vol. III:

http://www.stereoinvaders.com/index.php?option=com_content&view=article&catid=3:underground&id=2737:aa-vv-desert-sound-vol-3&Itemid=16


La concorrenza, il portale stoner rock Perkele, ci offre questa doppia compilation di bands stoner doom per un totale di ben 28 brani con i quali immaginare di trovarsi nel pieno del deserto dell'Arizona, tra cactus, scorpioni, sole cocente e dune bronzee, incerti se sopravvivere per tornare a casa a divorarsi un film di Russ Meyer o abbandonarsi alla spiritualità dei Signori del Deserto, portatori di una nuova era di psichedelia chimica. I patiti del genere non avranno che l'imbarazzo della scelta nel selezionare con fremente e certosina attenzione le band più significative e interessanti in questa ampia cornucopia di sonorità "all'americana" (ma le band sono tutte italiane). Personalmente ho messo gli occhi e gli orecchi su Godwatt Redemption; sui Bretus così simili agli Spiritual Beggars di "Another Way To Shine"; sugli Electric Swan, epigoni dei Molly Hatchet; sui maliziosi e sensuali Oak's Mary di "Sexy Girl"; sugli Evilgroove di "Smell The Burn", groovosi come un incrocio tra Fireball Ministry ed Helmet degli esordi; sullo sgangherato stoner motorheadiano dei Cosmotron di "Gila Monster"; sulla drammaticità sabbathiana dei Sesta Marconi di "Skeletons Party". I Gum provengono evidentemente da un background di stampo black, ciononostante il riffing propende per sentieri doom stoner. E sorvolo per motivi di spazio su figure dal contorno già netto e definito come i carismatici Doomraiser, Thomas Hand Chaste, o gli Atomic Workers, che certamente non hanno bisogno di ulteriori presentazioni o encomi da parte del sottoscritto. Doppio disco, oltre due ore di musica, tutta italiana, scaricabile gratuitamente dal portale Perkele (seguite il nostro link), esattamente come gli altri due volumi precedenti; allora, cosa aspettate a fare il pieno di stoner doom e psichedelia?




PERKELE:http://www.perkele.it


BRETUS - "Demo"


Nelle parole del leader Ghenez (riff-mastermind e chitarrista ritmico) i Bretus nascono per omaggiare l'adorato genere doom e non (almeno per ora) come live band. Ci sentiamo di dire che trascurare questa seconda parte potrebbe rivelarsi un errore, visto che il quartetto calabrese è una realtà da tenere in netta considerazione, almeno a giudicare dalle quattro tracce del loro primo demo: un'eruzione di fiotti di magma che assumono le forme di pesi massimi come Corrosion of Conformity, Cathedral, Bongzilla, Year Zero, Orange Goblin, Entombed, Goatsnake e Down, cioè un'incandescente massa di minerali fusi pronta a cospargersi nell'ambiente circostante.

Dunque dalle faglie più inaccessibili del nostro sottosuolo arrivano altri musicisti riottosi, consacrati ad un assalto stoner-doom dalla corteccia primitiva, ma che gode di un'esecuzione potentissima e un songwriting maturo, e soprattutto quel perverso feeling di annerito blues metallico, genuino condensato di forza d'urto crusty e dinamismo ritmico.

La registrazione è bella grezza ma sempre godibilissima, e sputa dritta in faccia ad ogni menzognero ritocco che pretenderebbe di addomesticare l'incontrollata risposta degli amplificatori, permettendo di seguire a dovere le linee strumentali nella loro frenesia heavy, proprio come quei platter stoner-doom di formazioni misconosciute che spremevano il cervello degli ascoltatori nella seconda parte degli anni 90, quando la ricerca dell'esaltazione dell'individuo era sublimata nell'elettricità di acidi riff post-sabbathiani e durissimo sostrato psichedelico.

"Vision" e "Survive Now" ci catapultano in un universo arcigno e rabbioso, fatto di riff basilari e incorruttibile sezione ritmica, scivolamenti mesmerici e continui break, con il ruggito di Marko che mette i brividi, magari non il massimo della perfezione formale, ma di sicuro efficace nel donare l'appeal adatto col suo screaming ribassato.

Il pezzo da applausi è comunque la misantropica, tirata e avvolgente "You know the People" in cui i nostri si lanciano a mille lungo un infernale doom psicotico che include sequenze da trip, con la massa umana stipata lungo le rive dello Stige in attesa del giusto supplizio, e "Fight Your Pain" è l'ultima tempesta mentale che materializza l'immondo Yog-Sothoth, tra bassi distorti, strofe cavernose e letali solismi psych.

Non si inventa nulla di nuovo anche se il gruppo è decisamente valido, molte soluzioni sono già state scolpite indelebilmente nello scorso decennio e pure con più classe dai colossi del genere, ma che ci siano dei riconoscimenti per i Bretus.




METALBETA: http://www.metalbeta.it/bretusalbum.html

I Bretus prendono forma nella mente di Ghenes già nel 2000. Il gruppo è nato innanzitutto con la voglia di omaggiare un genere (doom/stoner/psichedelico) e i suoi maggiori interpreti. Insieme a Neurot vengono composti alcuni pezzi e solo nel 2008 si arriva alla loro registrazione grazie anche al fondamentale aiuto di Marko alla voce(Land Of Hate) e Sest alle percussioni. I Bretus non nascono come 'live' band ma con la voglia di far conoscere i pezzi ai numerosi appassionati sotterranei. Con queste parole citate nella bio introduco i Bretus,band di Catanzaro che ci presenta con questo demo omonimo quattro tracce di autentico stoner/doom grezzo e malato.Non essendo il mio genere potrei tranquillamente sbagliare,ma devo dire che la band ci sa fare,omaggiando band del calibro di Black Sabbath,Pentagram e Cathedral su tutti con il singer Marko che ancora una volta sorprende,con la sua timbrica vocale in continua variazione,adattandosi perfettamente alla proposta della band.

Inutile dirvi che i pezzi tirano tutti alla grande,semplici e lineari,ideali per una violentissima scampagnata rock piena di alcolici,peccato che a detta loro,non si esibiscono dal vivo,potrebbero far scapocchiare molti ragazzi nei loro live.

L'ennesima band calabrese da rispettare,che insieme a Land Of Hate,Zora e tutta la cattiva compagnia,hanno creato una scena invidiabile!E ve lo dice uno che venendo da una provincia di idioti,e menefreghisti sa di cosa parla.

Vi raccomando di seguirli,sentiremo sicuramente parlare di loro in futuro!

Doom On!




intervista su StonerRock.com (USA)

a questo indirizzo : http://stonerrock.com/forums2/allposts.asp?Forum=ap883406056&ID=2365368&StartAt=0


Bretus from Italy is the brainchild of Ghenes.If you make a visit to their Myspace page i am sure you will enjoy the riffs from this band.Something about this part of the world that keeps coming up with great heavy bands and Bretus are no exception.Enjoy the interview.


EARTHDOG:First of all tell us how you got together and your main influences.

GHENES:Bretus is born from my idea (Ghenes). actually we are only a studio band because the other components play in other bands. but in the future we think about organizing us. however our influences are various. personally listen everything. if I must tell you the groups that inspire me I would say: Black sabbath of course, Trouble, first Pink floyd, Cathedral and horror film music... and many others.

EARTHDOG:Your music seems to have a lot old school s t y l e in your music,what this accidental or is the old school sound a major influence?

GHENES:f you feels old school music in the Bretus i don't know but surely the seventies bands inspire me. I always prefer the old music to the new sounds. i live in the past ah ah!!!

EARTHDOG:Is says on your myspace page the band is not born as a 'live' band.Does this mean you are going to be a recording band only?

GHENES:live concerts are not a fundamental thing. it's difficult for me to organize a live show but if had to happen we would do it with pleasure. for now it is all right.

EARTHDOG:What is the Doom scene like in your native Italy.I have heard a lot of bands from there and they all sound really good.

GHENES:in italy the stoner doom bands live in the underground and it is very difficult to play around. even if there are many great bands like Ufomammuth Doom raiser and many others... and that they would deserve more exposure. even out of italy.

EARTHDOG:Did you always play this kind of music and if not what s t y l e did you play before?

GHENES:actually I (Ghenes) play in a punk rock band (Meat for dogs)since 1993. Neurot plays in several blues bands, Marko and Sest play together in a thrash band (Uranium 235). Marko also sings in a death / thrash band (Land of hate).

EARTHDOG:You also say on your Myspace that the band is a homage to Doom/Psychedelic/Stoner Rock.That pretty much sums up my page on here as well.What is it about Doom that you love so much?

GHENES:i love the dirt sound of doom, the fact that is not a technical music. for me is almost like punk. direct music essential and full of very beautiful and deep atmospheres.I am also impassioned of horror b movie and doom is the perfect soundtrack.

EARTHDOG:What plans have you got for future recordings and is there any record deals awaiting?

GHENES:we are about to record two new tracks. we don't care about deals or other. we play for having a good time togheter. if something happens it is alright otherwise my life it doesn't change at all.

EARTHDOG:always ask this and it may seems like a boring question but i am always curious as to what people are listening too so what has been your playlist lately?

GHENES:no problems Ed:


1) High on fire - Death is this communion

2) Acrimony - Tumuli shroomaroom

3) Down - Over the under

4) Orange goblin - Healing through fire

5) Grand funk - Red album

6) Alice Cooper - Love it to death

7) Converge - No heroes

8) Danzig - Danzig

9) Jesu - Conqueror

10) Napalm death - Smear campaign

EARTHDOG:Doom Metal has always been in the underground which i always have like about it. Is it still very underground in Italy because bands over there seems to have a bigger profile than bands in the USA.

GHENES:many people write me saying that italian bands are great but me I don't explain the reason. surely being still underground there is strong passion. italy is also the country of the best horror b movie directors therefore I think that is something that we have in the Dna... I think...

EARTHDOG:How do you write and what inspires you to write music?

GHENES:I love to play. love the senzation to create something from nothing. I live in a small village there are not many things to do. surely an excuse to stay together with my friends and to share moments of passion. my principal inspiration is the same music.

EARTHDOG:Finally tell everyone what do you want to achieve with Bretus?

GHENES:as I said before for now we play and we have a good time. it would be enough for me that in the middle of all these bands (many of course) someone remembered this small Italian group.


thank you very much Ed for the attention and your support. talk to you soon . best wishes. Ghenes





intervista su Slowburn.cl (CILE)

a questo indirizzo:

http://www. slowburn. cl/www. slowburn. cl/Bretus_Report. html


Discussione Bretus + intervista nella DOOM ROOM (USA)

a questo indirizzo: http://groups.myspace.com/thedoomroom

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